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Longobardi a Belmonte

Longobardi a Belmonte
Questo libro racconta l’archeologia del colle di Belmonte tra età romana e altomedioevo, riscrivendo la storia dell’Alto Canavese nel travagliato periodo che va dalla caduta dell’Impero romano d’Occidente alle trasformazioni sociali e politiche dei primi secoli del medioevo. 

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Questo libro racconta l’archeologia del colle di Belmonte tra età romana e altomedioevo, riscrivendo la storia dell’Alto Canavese nel travagliato periodo che va dalla caduta dell’Impero romano d’Occidente alle trasformazioni sociali e politiche dei primi secoli del medioevo.

 

La collaborazione tra la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e paesaggio per la Città Metropolitana di Torino, I Musei Reali di Torino e il Museo Archeologico del Canavese di Cuorgné ha condotto a una importante mostra dal titolo “Longobardi a Belmonte”, con la quale si mette a fuoco il grande patrimonio di storia e archeologia che il sito conserva.

Dopo decenni di studio l’imponente massa di dati è ora in grado di fornire informazioni sulla fondazione del castrum  militare in età tardo-romana e sulle successive fasi di occupazione , con la conquista longobarda avvenuta nell’ultimo quarto del VI secolo d.C. e la definitiva distruzione nel corso del secolo VIII.

I dati archeologici indicano anche la definitiva distruzione e l’abbandono in un momento imprecisato dopo il VII secolo, con ogni probabilità in occasione di una delle numerose calate dei Franchi.

La collaborazione di 14 studiosi che a diverso titolo hanno affrontato lo studio ha evidenziato come il castrum fosse volto a garantire la sicurezza alla strada pedemontana che collegava Ivrea con Susa e a contenere le continue incursioni dei barbari verso le ricche terre padane. In questo quadro non si può escludere che abbia avuto un ruolo nella ventennale guerra gotica, combattuta con alterne vicende tra il 535 e il 553.

Oltre a delineare la storia del complesso difensivo, il volume analizza nel dettaglio vari aspetti delle vita quotidiana e dell’economia, facendo emergere casi di studio sulla struttura materiale delle abitazioni e sulle tecnologie lette nei resti della fucina scoperta in adiacenza del muro di cinta nell’estremità occidentale del castrum.

Alcuni capitoli del volume sono dedicati all’inquadramento territoriale del sito e qui emerge la storia tardoantica e altomedievale dell’alto Canavese, con il grande abitato di Canava che scomparirà nell’XI secolo cedendo il nome al territorio, ma anche il ruolo della valle Orco quale sede di transumanza estiva e di bacino minerario.

Tra i reperti presentati nel volume una menzione particolare la merita l’iscrizione runica scoperta su una  fusaiola in calcarenite bionda di probabile provenienza pannonica che si aggiunge alle altre due note in Italia (a Roma e a Monte Sant’Angelo in Puglia), ma quella canavesana - ascrivibile al V secolo - risulta la più antica e anche la più enigmatica, ed è ancora oggetto di studio.

 

Volume rilegato in brossura - formato quadro 22 x 22 cm

285 illustrazioni a in quadricromia

180 pagine