Marco Cima, con il volume Uomini e Terre in Canavese tra età Romana e Medioevo completa l'analisi archeologica del territorio secondo un excursus cronologico avviato con il precedente (L'Uomo Antico in Canavese). Nello specifico, qui viene indagato il complicato periodo formativo dell'insediamento umano, a partire dall'età Romana, fino al pieno Medioevo, con un'analisi più dettagliata, condotta fino al XVIII secolo, del bacino interno dell'Orco, rivelatosi un ambiente particolarmente conservativo.
L'autore indaga con particolare attenzione periodi storicamente complicati e poco noti sul piano archeologico, come la tarda età Imperiale o l'alto Medioevo, cercando di comporre un primo quadro d'insieme delle conoscenze, al fine di proporre al lettore un'analisi territoriale completa.
Il libro si propone anche come strumento utile per la pianificazione e la gestione del territorio, in quanto offre un quadro di conoscenza dell'archeologia riscontrato a livello di singola entità territoriale.
Oltre centocinquanta missioni di rilevamento territoriale hanno consentito di analizzare nel dettaglio il territorio canavesano tra il Lago di Viverone, Volpiano, Piano Audi e la chiusura settentrionale della catena alpina e di raccogliere un'immensa mole di dati e di materiali che testimoniano la formazione del tessuto antropico di questa terra divisa tra la pianura e le grandi vallate.
Studiando nel dettaglio il territorio sono emerse delle peculiarità che si è inteso presentare ai lettori, come il precoce sviluppo della metallurgia del ferro a partire dalla metà del I millennio a.C., oppure le prime testimonianze di manifatture ceramiche attestate in età Romana.
Il rapporto si sofferma sul significato di "area di strada" rivestito sin dalla protostoria dall'ambiente eporediese e sulle ricadute che questo ruolo di cerniera alpina ha prodotto sulla formazione del paesaggio antropico. In contrapposizione l'autore analizza il grande ambiente dell'Orco appartato e conservativo, all'interno del quale si sono ritrovate forme insediative antiche, ancora connotate secondo le prime strutture medievali tipiche della penetrazione nell'ambiente libero della foresta.
Connettendo la grande massa di dati archeologici e di testimonianze materiali rilevate sul terreno, è stato possibile individuare anche un cospicuo patrimonio monumentale in attesa di essere salvato da un degrado che diverrà presto irreversibile e rispetto al quale la nostra generazione ha delle responsabilità quanto meno morali.
Nel complesso, si è cercato di collocare nella propria cornice storica ogni evidenza, anche se talora questo fatto è risultato arduo.
La prima parte comprende una breve trattazione nella quale si sono confrontati i dati canavesani con la grande storia, scoprendo talora che anche questa terra marginale, chiusa tra la pianura e le montagne, con le sue lotte e le sue contraddizioni, ha contribuito a scrivere pagine importanti di storia europea.