Quell'articolato complesso di tradizioni, costumi, credenze, arte ed artigianato che siamo abituati a chiamare cultura alpina, caratterizza anche nelle Alpi occidentali ambedue i versanti, identificando di fatto dalla preistoria fino ad oggi una macroregione unitaria. Se vogliamo individuare un punto di inizio del lungo processo di formazione e sviluppo di questa peculiarità identitaria - fondamentale e a tutti gli effetti centrale nel panorama europeo - dobbiamo necessariamente risalire al V millennio a.C., al Neolitico Medio, quando gruppi umani di pastori ed agricoltori attivano per la prima volta una vera colonizzazione stabile dell'ambiente alpino, adattando la tecnologia, l'economia e la stessa organizzazione delle comunità per estendere lo sfruttamento antropico dalle aree di fondovalle alle pendici ed alle conche in quota. Lo strumento fondamentale per questa trasformazione delle popolazioni neolitiche, particolarmente con la temporanea oscillazione fredda del clima che si instaura verso la fine del V millennio a.C., è il lento avvio delle tecniche di transumanza stagionale, che risulteranno determinanti per la circolazione continua di uomini ed idee all'interno della regione alpina e costituiranno da allora una delle costanti di maggiore durata della vita umana nelle Alpi.
Cercare dunque di ripercorrere i primi passi di questi "pionieri delle Alpi", a cavallo dello spartiacque del Moncenisio, tra alta Valsusa e Moriana, vuol dire mettere a fuoco e riconoscere le più profonde radici da cui derivano ancora oggi le ragioni stesse dell'unitarietà di un mondo in cui stiamo imparando solo negli ultimi anni a superare ed annullare le frontiere politico-amministrative.
Sembra dunque conseguente che lo strumento dei programmi d'intervento Interreg non abbia trascurato anche in questo settore delle Alpi la preistoria, cercando di richiamare l'opinione pubblica e gli stessi amministratori locali all'evidente irrinunciabilità di un rilancio deciso delle attivit' di scoperta, tutela, valorizzazione e divulgazione dell'enorme ed antichissimo patrimonio preservato in un territorio la cui conservazione ambientale ha permesso anche una maggiore sopravvivenza dei resti archeologici.
Questa piccola pubblicazione vuole essere un primo passo comune in questa direzione.
Filippo M. Gambari
Soprintendenza Beni Archeologici del Piemonte